Gli errori connessi ai processi decisionali risentono (ovviamente) dei meccanismi cognitivi e delle modalità con cui le scelte vengono adottate. Nella realtà chi deve fare delle scelte, giudicare situazioni o capire come decidere è condizionato da due tipi di limitazioni che impediscono di fatto la decisione ottimale:
- limitazione delle funzioni operative (tempo scarso, contesto opaco o turbolento) e delle conoscenze/competenze;
- limitazioni cognitive personali (pregiudizi, bias cognitivi, filtri percettivi).
La necessità di usare scorciatoie mentali
Nell’indagare cosa ci sia dentro la logica che guida le nostre decisioni si è paradossalmente scoperto, o si ha avuto la conferma, di quanta irrazionalità ci possa essere durante il nostro processo decisionale. I procedimenti mentali che risultano essere intuitivi, veloci e che vengono usati dal sistema cognitivo per dare risposte, prendere decisioni, dare giudizi di fronte a problemi complessi o informazioni incomplete sono chiamati euristiche (dal greco heurískein: trovare, scoprire). Le euristiche sono, dunque, processi mentali che portano a conclusioni veloci con il minimo sforzo cognitivo. Le euristiche cognitive sono delle approssimazioni (di stima, di ragionamento, di calcolo, ecc.) che la nostra mente automaticamente produce al fine di ridurre la complessità dei problemi. Per il nostro cervello è molto vantaggioso ragionare per approssimazioni: immaginate quanto ci costerebbe, in termini di energia e sforzo cognitivo, dover pensare e decidere tenendo in memoria enormi quantità di informazioni o dovendo stimare frequenze e probabilità degli eventi. Le euristiche, invece, sono delle scorciatoie di pensiero che ci permettono di semplificare la realtà e al tempo stesso di averne una rappresentazione tutto sommato coerente, che abbia senso e significato per noi.
Le euristiche si possono considerare abilità acquisite dal cervello nel corso dell’evoluzione, infatti la loro origine può essere rimandata ai tempi dell’Homo Sapiens, il quale per sopravvivere spesso doveva prendere decisioni (improvvise) euristiche e prendere le conseguenti azioni immediate, tant’è che nel momento stesso in cui il cervello captava la minaccia dall’ambiente esterno si attivavano immediatamente complessi processi biochimici che preparavano l’uomo alla lotta o alla fuga. Il cervello “ragiona” dunque in modo euristico, intuitivo e meccanico, quando non c’è tempo da perdere e anche perché non gli va proprio di perdere tempo. Il medico pensa, sempre più spesso, di non avere tempo.
Oltre che per motivi di sopravvivenza e di adattamento ai ritmi frenetici attuali, l’uso di scorciatoie mentali è dovuto anche alla fisionomia del nostro cervello che ha la tendenza a risparmiare più energie possibili. Il nostro cervello è infatti pigro.
Uno studio pubblicato su Current Biology dai ricercatori canadesi della Simon Fraser University coordinati dalla fisiologa Jessica Seling er dimostra proprio come il nostro cervello sia programmato per usare la minima energia possibile, tanto da ottimizzare i nostri movimenti anche in un’attività fisica base come camminare. Alla fine dei suoi esperimenti Jessica Selinger ha potuto affermare che “Monitorare e ottimizzare il consumo di energia in modo rapido e accurato è una caratteristica chiave del nostro sistema nervoso”. In definitiva il nostro cervello è meccanicamente portato al pensiero euristico per una sua fisionomia che ha origini preistoriche, dovendo l’Homo Sapiens, fin dalle origini, agire immediatamente agli stimoli esterni per poter sopravvivere e cerca di ottimizzare e ridurre il più possibile le energie da usare. E come hanno dimostrato gli esperimenti condotti soprattutto da Baumeister e il suo team, l’attività cognitiva consuma una grande quantità di glucosio, che è fonte di energia.
OBIETTIVI GENERALI
Per cercare di intervenire in maniera proattiva sui due aspetti: processi cognitivi e intelligenza artificiale, abbiamo pensato di:
- promuovere la qualità delle decisioni analizzando le componenti emotive e cognitive che intervengono nella assunzione di decisioni in situazioni complesse, come avviene nelle professioni sanitarie, offrendo, attraverso una formazione attiva, degli
strumenti concreti di ottimizzazione del processo decisionale;
- proporre ai discenti l’uso di un algoritmo predittivo del danno d’organo,basato sull’intelligenza artificiale,collegato alla
cartella clinica diabetologica, come strumento per il miglioramento dell’assistenza al diabete e il superamento dell’inerzia clinica.
OBIETTIVI SPECIFICI
- Conoscenza degli ultimi dati degli Annali AMD su prescrizione farmaci e target clinici
- Esame dei processi decisionali e dei bias potenzialmente correlati
- Addestramento alla costruzione di processi decisionali
- Riconoscere i contenuti emozionali che intervengono sulla decisione prescrittiva
- Applicare strategie di debiasing in ambito medico
- Valutare gli indicatori Annali AMD prima e dopo l’implementazione nella cartella clinica diabetologica di un algoritmo
predittivo, che fornisce al diabetologo il livello di rischio per lo sviluppo, entro 2 e 5 anni, di danno d’organo (cardiovascolare, cerebrovascolare, vascolare periferico, renale, retinopatia, neuropatia)